domenica 18 dicembre 2016

GUIDA GALATTICA PER INFERMIERI (come prepararsi ad affrontare i concorsi)

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Da qualche mese a questa parte in tutta Italia sono spuntati come funghi i concorsi per posti a tempo indeterminato nelle aziende ospedaliere. Da Bologna a Pavia, da Venezia fino a Bergamo. Ovviamente, il mio animo pigro da orso polare, mi ha portata ad iscrivermi solo a quello per l’ASST di Bergamo, ben consapevole che mai avrei superato la preselezione. E invece le mie non proprio rosee aspettative si sono frantumate a favore di un bel “dai che forse non sono così incapace ed ignorante”. Lunedì di questa settimana ho sostenuto l’ultima prova, il tanto temuto orale, portandomi a casa un bel 18/20. Sono quasi certa che se mai mi chiameranno sarà tra qualche anno: ricordatevi che la sfiga ci vede benissimo e che la graduatoria del concorso dura solo tre anni, dopodiché si deve ripetere tutta la tiritera.
Ora. Affrontare tutto questo non è roba da poco, soprattutto per una persona che non da molto a vedere la propria ansia e la tiene ben nascosta all’interno del suo cuoricino ormai atrofizzato. Non è tanto la questione del dover affrontare svariate prove che a Katniss Everdeen bagnate il naso, ma quanto il fatto di non sapere come si svolgeranno suddetti test.
Quindi, non so quanti infermieri ci siano li fuori e non so quanti mai leggeranno questo post, ma voglio comunque lasciarvi con una guida pronta all’uso per affrontare con tranquillità le varie fasi del concorso senza farsi prendere dal panico.

Fase 1: la PRESELEZIONE (anche chiamata, ‘ammazza quanti siamo, è tutta una questione di fortuna’)
Si tratta della fase di scrematura. La fase a cui partecipano più persone, delle più svariate età e da ogni parte d’Italia (perché un concorso per 5 posti a tempo indeterminato in un ospedale, ovviamente, non capita tutti i giorni e nemmeno tutti gli anni). Ricordatevela bene perché questa frase la ripeterò fino alla morte: il tipo di test e il metro di valutazione sono scelti a discrezione dell’azienda. Questo significa che non tutti sono uguali (tranne forse questa fase per la quale si opta quasi sempre per il test a risposta multipla).
Come ho già anticipato, solitamente si tratta di test a risposta multipla: 30 domande, la maggior parte di pertinenza con la professione, ma si possono trovare anche quesiti di farmacologia, calcoli di dosaggio, domande sulle patologie, sulle vaccinazioni e così via (figuratevi che nella mia prova ho trovato una sequenza numerica da completare).
Di libri per prepararsi ce ne sono a bizzeffe, io ho utilizzato il libro dei quiz per concorsi. Siccome sono una persona un po’ esigente nei miei confronti e non mi piace minimamente presentarmi ad un esame impreparata, avevo svolto tutti i test presenti nel libro e questa cosa ha giocato a mio favore. Alcune domande inevitabilmente si ripetono, infatti ad alcune, alle quali non avevo saputo rispondere durante la mia settimana di preparazione, ho dato la risposta corretta proprio perché le avevo trovate identiche nel libro. Ricordatevelo, orsù: prepararsi non è sinonimo di essere dei luridi SOTTUTTOIO, anzi.
“ma tu? Ti sei preparata?”
“beh si dai, ho fatto qualche quiz sul libro”
“eh ma non serve a niente, tanto entra chi è raccomandato”
Non fidatevi assolutamente di chi vi parla in questa maniera. Trattasi di infermieri Hipster, brutta specie. Se voi passate la preselezione, credetemi, che il più grosso è fatto e se entrate in graduatoria prima o poi vi chiameranno.
Comunque sia, in questa fase mi sono portata a casa un bel 27/30. Sempre a discrezione dell’azienda sta la decisione di togliere o meno punti a risposta errata. Noi siamo stati molto fortunati perché hanno deciso di non togliere punti, ammettendo così più persone alla fase successiva.
In questa fase è molto importante l’organizzazione. Con il concorso di Bergamo siamo stati molto fortunati. Siamo stati divisi per fasce orarie in ordine alfabetico distanziate di due ore una dall’altra. Con precisione militare, entravamo in auditorium, riconoscimento, svolgimento della prova, fuori tutti e via al turno successivo. In questo modo si sono evitati i sempre presenti spargimenti di sangue e le inevitabili lamentele di quell’infermiere che, iscritto ad ogni concorso indetto su tutto il territorio italiano, trova sempre la  pecca per sopperire alla sua mancanza di preparazione, ma di questo vi parlerò dopo.
Questa fase comunque è passata via liscia e all’incirca la metà dei presenti è stato ammesso all’esame successivo. La vera e propria prova scritta.

Fase 2: la PROVA SCRITTA (anche detta ‘cosa chiederanno? Come sarà? OMMIODDIOMIVIENEDAVOMITARE’)
Da questa fase in poi vige la regola dell’incognita: a qualsiasi concorso parteciperete, non sarà mai uguale al precedente. C’è chi propina un test a risposta multipla sulla falsa riga di quello della preselezione, magari più difficile e togliendo punti; c’è chi decide di fare una parte a quiz e una parte con domande a risposte aperte, c’è chi ti chiede di esplicare in dieci righe come eseguiresti una sternotomia con solo l’utilizzo dei mignoli e con gli occhi bendati.
Con questo non voglio spaventarvi, ma soltanto dirvi: preparatevi a tutto.
Io, da profana quale ero, non avendo mai partecipato ad alcun concorso, non avevo assolutamente idea in che cosa consistesse la seconda prova, ne tantomeno come venisse svolta. Per questo quando ho visto le tre domande a risposta aperta, per poco non mi veniva un infarto (fortuna che il palazzetto era pieno di infermieri, qualche anima pia - si spera - mi avrebbe soccorsa. Ricordatevi: NON RIANIMATEMI).
Ovviamente, ripensandoci, le tre domande non erano poi così surreali e si potevano anche facilmente intuire. La prima riguardava le infezioni nosocomiali e il lavaggio delle mani (se non lo chiedono almeno una volta in ogni test non sono contenti perché sia mai che un infermiere non sappia che se tocca la cacca di un paziente poi deve assolutamente provvedere a lavarsi le zampe perché non vogliamo che lo sterco di quella suddetta persona venga poi fatto trasmigrare da un letto all’altro); nella seconda ci chiedevano di dare una definizione di processo infermieristico ed elencarne le fasi (intuibile anche ai meno propensi allo studio); e l’ultima ovviamente non poteva che essere una domanda riguardante una patologia e quindi ecco approdare la definizione di ictus, elencazione delle diverse tipologie e delle conseguenze sul paziente di carattere infermieristico.
Per questa fase la mia preparazione è stata un po’ molto lacunosa, infatti è anche la prova dove ho preso meno punti (21/30 passata per un pelo). Non sapendo comunque che tipo di prova fosse, non avevo idea di che cosa preparare, quindi ho optato per non preparare nulla. Sbagliato! Prepararsi sempre e comunque deve diventare il vostro mantra se volete essere pronti a qualsiasi cosa. Certo è che studiare per qualcosa di cui non si conosce nemmeno la modalità di valutazione è una cosa molto difficile, ma se fosse anche questo parte della prova? Valutare come i concorrenti si adattino alla situazione. Si aspettano il quiz a risposta multipla? Bene. Proporremo allora un test a risposta aperta e vediamo se poi si comporteranno ancora da bulli delle giostre che hanno passato la preselezione senza studiare. Forse penserete che sia una bastardata, e in effetti, lo è. Io sono rimasta fermamente convinta di non aver passato questa prova fino alla settima volta che aprivo il file della graduatoria e vedevo il mio nome con accatto idoneo.
Riguardo allo studio non so dirvi granché, perché anche ora non avrei assolutamente idea di che cosa studiare per prepararmi. L’unico consiglio che posso darvi è di aspettarvi l’impossibile. Magari rileggete le domande dei quiz che avete svolto per la fase successiva (sono corredate di soluzione con spiegazione molto utile per un ripasso generale di argomenti studiati all’università. Nulla vieta di approfondirli se vi sentite particolarmente ignoranti in quella materia). Qui ha giocato molto l’elemento sorpresa. Molti probabilmente non si aspettavano questo tipo di test e sono rimasti spiazzati.
La modalità di valutazione delle prove è sempre a discrezione dell’azienda. In questo caso si basavano su una griglia di parole chiave per ogni domanda, e se queste parole chiave erano state inserite nella risposta, veniva assegnato un tot di punti per un massimo di trenta. Ancora oggi non ci è dato sapere quali fossero quelle parole.
Per l’esecuzione di questa prova noi siamo stati stipati tutti e 1500 all’interno di un palazzetto sportivo, ci hanno fatto accomodare sugli spalti con un posto libro tra un candidato e l’altro. Inutile dirvi quanto fosse facile copiare durante questa prova. Tuttavia, immancabilmente ci si ritrovava di fronte ad un bivio: a questa domanda non so rispondere, ma siamo sicuri che quello seduto sotto di me sappia quello che scrive? Mi fido di lui o del mio cervello? Vi dico una cosa. Fidatevi del vostro cervello. Non potrete mai avere la certezza che l’infermiere davanti a voi sappia la risposta, quindi perché rischiare di non essere ammessi alla fase successiva solo perché avete deciso di copiare dalla persona sbagliata? Ovviamente c’è anche chi, trascrivendo la stessa risposta di un altro candidato, è riuscito ad ottenere un punteggio astronomico. Questa è la peggior specie di persona, e se ne possono trovare in tutte le professioni. Stategli alla larga, questi soggetti non sapranno nemmeno riconoscere un’arteria da una vena quando la devono incannulare.
Poi la situazione non può non sfociare nel comico quando, al momento della distribuzione dei test ancora chiusi, la gente inizia a leggere in controluce le domande e si iniziano a sentire i bisbigli del tipo “mi sai dire quali sono le cinque fasi del processo di assistenza?”. Già voi siete super in ansia e state cercando di tenere a mente tutte le nozioni che avete imparato, anche che cosa mangiava Florence Nightingale durante la guerra in Guinea, se poi il vostro vicino di posto inizia a tartassarvi di domande, tempestandovi con una sequela di “aiuto non so niente”, “ti prego dimmi quello che sai”, state pur certi che se commettete un omicidio non verrete puniti, anzi, farete un favore al resto dell’umanità. In questi casi la risposta adatta è “guarda che sono anche io sulla tua stessa barca, ergo, non so un emerito nulla”.
Immancabile e sempre presente, come il prezzemolo che spunta nei luoghi più improbabili, quel soggetto che deve trovare qualcosa per cui lamentarsi e per cui ritardare immancabilmente l’inizio della prova. Questa volta la polemica verteva sul fatto che sul foglio delle risposte non era presente il codice a barre per il riconoscimento della prova e quindi “voi come fate a sapere che questa è la prova di quel candidato? Noi come facciamo ad essere certi che le prove non vengono manomesse?”. State alla larga da queste persone, sopperiscono alla loro mancanza di preparazione con inutili rimostranze che ovviamente non hanno né capo né coda.

Fase 3: la PROVA PRATICA (che però si fa scritta, altrimenti detta ‘come confondere i candidati ed istigarli al suicidio di massa’)
Per l’organizzazione di questa prova ci si è rifatti a quella della preselezione. Precisione svizzera nel registrare i canditati, consegna delle prove, esecuzione in tempi record (10 minuti perché a Bergamo siamo fulminei), riconsegna e via con il turno successivo. Sempre distanziati di due ore, sempre divisi in fasce orarie in ordine alfabetico.
Anche qui il tipo di prova è un’incognita. Alcune strutture decidono di propinare una procedura e mettere in ordine di esecuzione i diversi punti della checklist (ad esempio, esecuzione del prelievo ematico, mettere in ordine cronologico le fasi di esecuzione). Nel nostro caso ci hanno deliziati con un facilissimo test vero o falso che avrebbe potuto svolgerlo anche mia cugina di dodici anni. In questa prova sono stati registrati i punteggi più alti nella storia dei concorsi per infermieri (non mancano mai i bocciati però, bene o male in ogni prova qualcuno perisce, proprio come negli Hunger Games).
Per quanto riguarda la preparazione, io ho deciso di ripassare tutte le checklist che ci avevano assegnato durante gli anni di università e che avevo già dovuto studiare a memoria per l’esame di stato. Ovviamente, studiare le procedure non è servito assolutamente a niente visto che le domande non vertevano minimamente sull’esecuzione, quanto più su questioni di carattere teorico come ad esempio il nome della scala di valutazione del rischio di lesioni da decubito, mettere pomate antibiotiche sul punto di inserzione del cvp previene o no l’insorgenza di infezioni, il calibro del sondino naso gastrico adatto alla decompressione gastrica e alla somministrazione di farmaci. Domande molto semplici, a cui si può rispondere anche con minime conoscenze, ma che con le procedure hanno poco a che fare (soprattutto quelle inerenti le scale di valutazione). Fortunatamente, tutte le procedure le avevo corredate di spiegazione teorica: cosa fare, perché fare così, perché questo e non quello. Comunque sia questa fase è volata via senza troppi intoppi, giungendo così, inaspettatamente, all’orale.

Fase 4: L’ORALE (ovvero ‘non sarò mai ammesso in graduatoria’)
Chiunque abbia frequentato l’università, sa benissimo che affrontare un esame orale ci sottopone ad un altissima dose d’ansia, tanto da mettere in ginocchio anche i cuori di pietra che non si spaventano di fronte a nulla. Ecco. Io ero una di quelli. Una di quei studenti che preferisce svolgere l’esame orale e non scritto perché (e di questo mi vanto quotidianamente) ha una capacità di eloquenza tale da riuscire a dire qualcosa anche di un argomento di cui non sa praticamente nulla. Ma partiamo dal principio: come prepararsi?
Come ad ogni orale che si rispetti, non si sa mai che cosa potrebbero chiedere, ma, trattandosi di un esame di un concorso, volete che non chiedano argomenti riguardanti la vostra professione, prettamente giurisprudenziali? Quindi ripassate fino alla morte il profilo professionale del 1994, il codice deontologico –OVVIAMENTE – e la legge 42 del 1999 (una delle più importanti in ambito infermieristico). Poi volete che non ci sia una domanda riguardante gli operatori di supporto e la responsabilità dell’infermiere nei loro confronti? Studiatevi la loro storia, la loro evoluzione nel tempo e quali sono i doveri dell’infermiere nei loro confronti.
Se volete poi essere pronti a tutto, riguardatevi le leggi di riordino del SSN, il consenso informato, la legge sulla privacy, la questione sulle contenzioni, i vari rischi (caduta, lesioni da decubito) e il dolore. Se poi avete abbastanza tempo ripassate tutto in generale (ho sentito di altri concorsi durante i quali veniva chiesto la definizione di melena, di bilancio idroelettrolitico).
Le due domande che sono capitate a me riguardavano appunto gli operatori di supporto e cosa valutare nell’immediato post operatorio. Due domande molto semplici a cui ho saputo rispondere non prima di aver fatto la mia quotidiana figura di merda, iniziando a sparare parole a caso senza nesso logico tra una e l’altra. Per fortuna che la commissione si è accorta del mio stato d’ansia e mi ha concesso di ricominciare.
Forse questo è il consiglio meno utile di tutto il post, ma ricordatevi di non farvi prendere dal panico. Perché se siete fortunati la commissione potrebbe capire che siete spaventati e vi metterà a vostro agio. Ma se capitate al tavolo con tre coordinatrici frustrate che proveranno gioia a vedervi così, state pur certi che vi tempesteranno di domande fino a che vi ritroverete a piangere in un angolo e addio sogno ospedaliero.
Comunque sia, la maggior parte degli esaminatori capisce il vostro stato d’animo e vi aiuterà se vede che tentennate in una risposta. In fondo sono stati giovani e ignoranti anche loro.
Ora attendiamo la pubblicazione della graduatoria finale, so già per certo di non essere tra i cinque a cui va di diritto il posto, ma sono convinta che prima o poi chiameranno anche me e potrò finalmente dare sfogo a tutte le mie conoscenze e, soprattutto, non dovrò più lavorare in un posto dove faccio tutto meno che l’infermiera, ma questa è un’altra storia.
Spero che questi miei consigli vi siano utili in qualche modo, alla fine è sempre bello avere una linea guida da seguire.
Con affetto,
M.


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