Da qualche mese a questa parte in tutta Italia sono spuntati come
funghi i concorsi per posti a tempo indeterminato nelle aziende ospedaliere. Da
Bologna a Pavia, da Venezia fino a Bergamo. Ovviamente, il mio animo pigro da
orso polare, mi ha portata ad iscrivermi solo a quello per l’ASST di Bergamo,
ben consapevole che mai avrei superato la preselezione. E invece le mie non
proprio rosee aspettative si sono frantumate a favore di un bel “dai che forse
non sono così incapace ed ignorante”. Lunedì di questa settimana ho sostenuto
l’ultima prova, il tanto temuto orale, portandomi a casa un bel 18/20. Sono
quasi certa che se mai mi chiameranno sarà tra qualche anno: ricordatevi che la
sfiga ci vede benissimo e che la graduatoria del concorso dura solo tre anni,
dopodiché si deve ripetere tutta la tiritera.
Ora. Affrontare tutto questo non è roba da poco, soprattutto per una
persona che non da molto a vedere la propria ansia e la tiene ben nascosta
all’interno del suo cuoricino ormai atrofizzato. Non è tanto la questione del
dover affrontare svariate prove che a Katniss Everdeen bagnate il naso, ma
quanto il fatto di non sapere come si svolgeranno suddetti test.
Quindi, non so quanti infermieri ci siano li fuori e non so quanti mai
leggeranno questo post, ma voglio comunque lasciarvi con una guida pronta
all’uso per affrontare con tranquillità le varie fasi del concorso senza farsi
prendere dal panico.
Fase 1: la PRESELEZIONE (anche
chiamata, ‘ammazza quanti siamo, è tutta una questione di fortuna’)
Si tratta della fase di scrematura. La fase a cui partecipano più
persone, delle più svariate età e da ogni parte d’Italia (perché un concorso
per 5 posti a tempo indeterminato in un ospedale, ovviamente, non capita tutti
i giorni e nemmeno tutti gli anni). Ricordatevela bene perché questa frase la
ripeterò fino alla morte: il tipo di test e il metro di valutazione sono scelti
a discrezione dell’azienda. Questo significa che non tutti sono uguali (tranne
forse questa fase per la quale si opta quasi sempre per il test a risposta
multipla).
Come ho già anticipato, solitamente si tratta di test a risposta
multipla: 30 domande, la maggior parte di pertinenza con la professione, ma si
possono trovare anche quesiti di farmacologia, calcoli di dosaggio, domande
sulle patologie, sulle vaccinazioni e così via (figuratevi che nella mia prova
ho trovato una sequenza numerica da completare).
Di libri per prepararsi ce ne sono a bizzeffe, io ho utilizzato il
libro dei quiz per concorsi. Siccome sono una persona un po’ esigente nei miei
confronti e non mi piace minimamente presentarmi ad un esame impreparata, avevo
svolto tutti i test presenti nel libro e questa cosa ha giocato a mio favore.
Alcune domande inevitabilmente si ripetono, infatti ad alcune, alle quali non
avevo saputo rispondere durante la mia settimana di preparazione, ho dato la
risposta corretta proprio perché le avevo trovate identiche nel libro. Ricordatevelo, orsù: prepararsi non è
sinonimo di essere dei luridi SOTTUTTOIO, anzi.
“ma tu? Ti sei preparata?”
“beh si dai, ho fatto qualche quiz sul libro”
“eh ma non serve a niente, tanto entra chi è raccomandato”
Non fidatevi assolutamente di chi vi parla in questa maniera. Trattasi
di infermieri Hipster, brutta specie. Se voi passate la preselezione,
credetemi, che il più grosso è fatto e se entrate in graduatoria prima o poi vi
chiameranno.
Comunque sia, in questa fase mi sono portata a casa un bel 27/30.
Sempre a discrezione dell’azienda sta la decisione di togliere o meno punti a
risposta errata. Noi siamo stati molto fortunati perché hanno deciso di non
togliere punti, ammettendo così più persone alla fase successiva.
In questa fase è molto importante l’organizzazione. Con il concorso di
Bergamo siamo stati molto fortunati. Siamo stati divisi per fasce orarie in
ordine alfabetico distanziate di due ore una dall’altra. Con precisione
militare, entravamo in auditorium, riconoscimento, svolgimento della prova,
fuori tutti e via al turno successivo. In questo modo si sono evitati i sempre
presenti spargimenti di sangue e le inevitabili lamentele di quell’infermiere
che, iscritto ad ogni concorso indetto su tutto il territorio italiano, trova
sempre la pecca per sopperire alla sua
mancanza di preparazione, ma di questo vi parlerò dopo.
Questa fase comunque è passata via liscia e all’incirca la metà dei
presenti è stato ammesso all’esame successivo. La vera e propria prova scritta.
Fase 2: la PROVA SCRITTA (anche
detta ‘cosa chiederanno? Come sarà? OMMIODDIOMIVIENEDAVOMITARE’)
Da questa fase in poi vige la regola dell’incognita: a qualsiasi
concorso parteciperete, non sarà mai uguale al precedente. C’è chi propina un
test a risposta multipla sulla falsa riga di quello della preselezione, magari più
difficile e togliendo punti; c’è chi decide di fare una parte a quiz e una
parte con domande a risposte aperte, c’è chi ti chiede di esplicare in dieci
righe come eseguiresti una sternotomia con solo l’utilizzo dei mignoli e con
gli occhi bendati.
Con questo non voglio
spaventarvi, ma soltanto dirvi: preparatevi a tutto.
Io, da profana quale ero, non avendo mai partecipato ad alcun
concorso, non avevo assolutamente idea in che cosa consistesse la seconda
prova, ne tantomeno come venisse svolta. Per questo quando ho visto le tre
domande a risposta aperta, per poco non mi veniva un infarto (fortuna che il
palazzetto era pieno di infermieri, qualche anima pia - si spera - mi avrebbe
soccorsa. Ricordatevi: NON RIANIMATEMI).
Ovviamente, ripensandoci, le tre domande non erano poi così surreali e
si potevano anche facilmente intuire. La prima riguardava le infezioni
nosocomiali e il lavaggio delle mani (se non lo chiedono almeno una volta in
ogni test non sono contenti perché sia mai che un infermiere non sappia che se
tocca la cacca di un paziente poi deve assolutamente provvedere a lavarsi le
zampe perché non vogliamo che lo sterco di quella suddetta persona venga poi
fatto trasmigrare da un letto all’altro); nella seconda ci chiedevano di dare
una definizione di processo infermieristico ed elencarne le fasi (intuibile
anche ai meno propensi allo studio); e l’ultima ovviamente non poteva che
essere una domanda riguardante una patologia e quindi ecco approdare la
definizione di ictus, elencazione delle diverse tipologie e delle conseguenze
sul paziente di carattere infermieristico.
Per questa fase la mia preparazione è stata un po’ molto lacunosa,
infatti è anche la prova dove ho preso meno punti (21/30 passata per un pelo).
Non sapendo comunque che tipo di prova fosse, non avevo idea di che cosa
preparare, quindi ho optato per non preparare nulla. Sbagliato! Prepararsi sempre
e comunque deve diventare il vostro mantra se volete essere pronti a qualsiasi
cosa. Certo è che studiare per qualcosa di cui non si conosce nemmeno la
modalità di valutazione è una cosa molto difficile, ma se fosse anche questo
parte della prova? Valutare come i concorrenti si adattino alla situazione. Si
aspettano il quiz a risposta multipla? Bene. Proporremo allora un test a
risposta aperta e vediamo se poi si comporteranno ancora da bulli delle giostre
che hanno passato la preselezione senza studiare. Forse penserete che sia una
bastardata, e in effetti, lo è. Io sono rimasta fermamente convinta di non aver
passato questa prova fino alla settima volta che aprivo il file della
graduatoria e vedevo il mio nome con accatto idoneo.
Riguardo allo studio non so dirvi granché, perché anche ora non avrei
assolutamente idea di che cosa studiare per prepararmi. L’unico consiglio che posso darvi è di aspettarvi l’impossibile. Magari
rileggete le domande dei quiz che avete svolto per la fase successiva (sono
corredate di soluzione con spiegazione molto utile per un ripasso generale di
argomenti studiati all’università. Nulla vieta di approfondirli se vi sentite
particolarmente ignoranti in quella materia). Qui ha giocato molto l’elemento
sorpresa. Molti probabilmente non si aspettavano questo tipo di test e sono
rimasti spiazzati.
La modalità di valutazione delle prove è sempre a discrezione
dell’azienda. In questo caso si basavano su una griglia di parole chiave per
ogni domanda, e se queste parole chiave erano state inserite nella risposta,
veniva assegnato un tot di punti per un massimo di trenta. Ancora oggi non ci è
dato sapere quali fossero quelle parole.
Per l’esecuzione di questa prova noi siamo stati stipati tutti e 1500
all’interno di un palazzetto sportivo, ci hanno fatto accomodare sugli spalti
con un posto libro tra un candidato e l’altro. Inutile dirvi quanto fosse
facile copiare durante questa prova. Tuttavia, immancabilmente ci si ritrovava
di fronte ad un bivio: a questa domanda non so rispondere, ma siamo sicuri che
quello seduto sotto di me sappia quello che scrive? Mi fido di lui o del mio
cervello? Vi dico una cosa. Fidatevi del
vostro cervello. Non potrete mai avere la certezza che l’infermiere davanti
a voi sappia la risposta, quindi perché rischiare di non essere ammessi alla
fase successiva solo perché avete deciso di copiare dalla persona sbagliata? Ovviamente
c’è anche chi, trascrivendo la stessa risposta di un altro candidato, è
riuscito ad ottenere un punteggio astronomico. Questa è la peggior specie di
persona, e se ne possono trovare in tutte le professioni. Stategli alla larga,
questi soggetti non sapranno nemmeno riconoscere un’arteria da una vena quando
la devono incannulare.
Poi la situazione non può non sfociare nel comico quando, al momento
della distribuzione dei test ancora chiusi, la gente inizia a leggere in
controluce le domande e si iniziano a sentire i bisbigli del tipo “mi sai dire
quali sono le cinque fasi del processo di assistenza?”. Già voi siete super in
ansia e state cercando di tenere a mente tutte le nozioni che avete imparato,
anche che cosa mangiava Florence Nightingale durante la guerra in Guinea, se
poi il vostro vicino di posto inizia a tartassarvi di domande, tempestandovi
con una sequela di “aiuto non so niente”, “ti prego dimmi quello che sai”,
state pur certi che se commettete un omicidio non verrete puniti, anzi, farete
un favore al resto dell’umanità. In questi casi la risposta adatta è “guarda
che sono anche io sulla tua stessa barca, ergo, non so un emerito nulla”.
Immancabile e sempre presente, come il prezzemolo che spunta nei luoghi
più improbabili, quel soggetto che deve trovare qualcosa per cui lamentarsi e
per cui ritardare immancabilmente l’inizio della prova. Questa volta la
polemica verteva sul fatto che sul foglio delle risposte non era presente il
codice a barre per il riconoscimento della prova e quindi “voi come fate a
sapere che questa è la prova di quel candidato? Noi come facciamo ad essere
certi che le prove non vengono manomesse?”. State alla larga da queste persone,
sopperiscono alla loro mancanza di preparazione con inutili rimostranze che
ovviamente non hanno né capo né coda.
Fase 3: la PROVA PRATICA (che
però si fa scritta, altrimenti detta ‘come confondere i candidati ed istigarli
al suicidio di massa’)
Per l’organizzazione di questa prova ci si è rifatti a quella della
preselezione. Precisione svizzera nel registrare i canditati, consegna delle
prove, esecuzione in tempi record (10 minuti perché a Bergamo siamo fulminei),
riconsegna e via con il turno successivo. Sempre distanziati di due ore, sempre
divisi in fasce orarie in ordine alfabetico.
Anche qui il tipo di prova è un’incognita. Alcune strutture decidono
di propinare una procedura e mettere in ordine di esecuzione i diversi punti
della checklist (ad esempio, esecuzione del prelievo ematico, mettere in ordine
cronologico le fasi di esecuzione). Nel nostro caso ci hanno deliziati con un
facilissimo test vero o falso che avrebbe potuto svolgerlo anche mia cugina di
dodici anni. In questa prova sono stati registrati i punteggi più alti nella
storia dei concorsi per infermieri (non mancano mai i bocciati però, bene o
male in ogni prova qualcuno perisce, proprio come negli Hunger Games).
Per quanto riguarda la preparazione, io ho deciso di ripassare tutte le checklist che ci avevano
assegnato durante gli anni di università e che avevo già dovuto studiare a
memoria per l’esame di stato. Ovviamente, studiare le procedure non è
servito assolutamente a niente visto che le domande non vertevano minimamente
sull’esecuzione, quanto più su questioni di carattere teorico come ad esempio
il nome della scala di valutazione del rischio di lesioni da decubito, mettere
pomate antibiotiche sul punto di inserzione del cvp previene o no l’insorgenza
di infezioni, il calibro del sondino naso gastrico adatto alla decompressione
gastrica e alla somministrazione di farmaci. Domande molto semplici, a cui si
può rispondere anche con minime conoscenze, ma che con le procedure hanno poco
a che fare (soprattutto quelle inerenti le scale di valutazione). Fortunatamente,
tutte le procedure le avevo corredate di spiegazione teorica: cosa fare, perché
fare così, perché questo e non quello. Comunque sia questa fase è volata via
senza troppi intoppi, giungendo così, inaspettatamente, all’orale.
Fase 4: L’ORALE (ovvero ‘non
sarò mai ammesso in graduatoria’)
Chiunque abbia frequentato l’università, sa benissimo che affrontare
un esame orale ci sottopone ad un altissima dose d’ansia, tanto da mettere in
ginocchio anche i cuori di pietra che non si spaventano di fronte a nulla. Ecco.
Io ero una di quelli. Una di quei studenti che preferisce svolgere l’esame
orale e non scritto perché (e di questo mi vanto quotidianamente) ha una
capacità di eloquenza tale da riuscire a dire qualcosa anche di un argomento di
cui non sa praticamente nulla. Ma partiamo dal principio: come prepararsi?
Come ad ogni orale che si rispetti, non si sa mai che cosa potrebbero
chiedere, ma, trattandosi di un esame di un concorso, volete che non chiedano argomenti riguardanti la vostra professione,
prettamente giurisprudenziali? Quindi ripassate fino alla morte il profilo professionale del 1994, il codice
deontologico –OVVIAMENTE – e la legge
42 del 1999 (una delle più importanti in ambito infermieristico). Poi volete
che non ci sia una domanda riguardante gli operatori di supporto e la
responsabilità dell’infermiere nei loro confronti? Studiatevi la loro storia,
la loro evoluzione nel tempo e quali sono i doveri dell’infermiere nei loro
confronti.
Se volete poi essere pronti a tutto, riguardatevi le leggi di riordino
del SSN, il consenso informato, la legge sulla privacy, la questione sulle
contenzioni, i vari rischi (caduta, lesioni da decubito) e il dolore. Se poi
avete abbastanza tempo ripassate tutto in generale (ho sentito di altri
concorsi durante i quali veniva chiesto la definizione di melena, di bilancio
idroelettrolitico).
Le due domande che sono capitate a me riguardavano appunto gli
operatori di supporto e cosa valutare nell’immediato post operatorio. Due domande
molto semplici a cui ho saputo rispondere non prima di aver fatto la mia
quotidiana figura di merda, iniziando a sparare parole a caso senza nesso
logico tra una e l’altra. Per fortuna che la commissione si è accorta del mio
stato d’ansia e mi ha concesso di ricominciare.
Forse questo è il consiglio meno utile di tutto il post, ma
ricordatevi di non farvi prendere dal
panico. Perché se siete fortunati la commissione potrebbe capire che siete
spaventati e vi metterà a vostro agio. Ma se capitate al tavolo con tre
coordinatrici frustrate che proveranno gioia a vedervi così, state pur certi
che vi tempesteranno di domande fino a che vi ritroverete a piangere in un
angolo e addio sogno ospedaliero.
Comunque sia, la maggior parte degli esaminatori capisce il vostro
stato d’animo e vi aiuterà se vede che tentennate in una risposta. In fondo
sono stati giovani e ignoranti anche loro.
Ora attendiamo la pubblicazione della graduatoria finale, so già per
certo di non essere tra i cinque a cui va di diritto il posto, ma sono convinta
che prima o poi chiameranno anche me e potrò finalmente dare sfogo a tutte le mie
conoscenze e, soprattutto, non dovrò più lavorare in un posto dove faccio tutto
meno che l’infermiera, ma questa è un’altra storia.
Spero che questi miei consigli vi siano utili in qualche modo, alla
fine è sempre bello avere una linea guida da seguire.
Con affetto,
M.
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